Ci possiamo chiedere di che genere sia la nostra vita. Essa essenzialmente varia, si modifica, in rapporto ai contesti nei quali viviamo, alle età della vita, alle condizioni concrete della quotidianità. Il genere è un modo per categorizzare questa varietà. Esso ha a che fare con differenza e similarità.

Occorre uno sguardo sui generi che sia attento, sensibile, critico e non superficiale, omologato o acriticamente allineato al consueto o al politicamente corretto…uno sguardo, per certi versi, sui generis. Quale sia questo sguardo non può essere dichiarato ideologicamente a priori ma costituisce l’esito di un processo continuo di ricerca, di messa in discussione delle nostre precomprensioni e dei nostri sguardi abitudinari. “Guardami” può costituire, in tal senso, un invito ad assumere una postura dello sguardo non invadente e giudicante ma esposta all’incontro autentico e non superficiale.  Alla scoperta di ciò, ed è molto, che ancora non sappiamo sul modo con il quale guardiamo la nostra vita e tutti i generi che essa assume. 

L’arte rappresenta, in tal senso, un campo privilegiato per questo esercizio di visione e di comprensione. Pittura, letteratura e poesia, cinema e fotografia, danza e movimento, teatro, grafica e fumetto costituiscono prospettive possibili e provocanti per generare sguardi differenti e critici sui generi.