Tagli
Tema da ottobre 2024
Lucio Fontana, Concetto spaziale, Attese, 1959, Mart di Trento e Rovereto (dettaglio)
“Ho bisogno di molta concentrazione. Cioè non é che entro in studio, mi levo la giacca, e trac! Faccio tre o quattro tagli. No, a volte, la tela, la lascio lì appesa per delle settimane prima di essere sicuro di cosa ne farò, e solo quando mi sento sicuro, parto, ed è raro che sciupi una tela; devo proprio sentirmi in forma per fare queste cose.”Lucio Fontana
Un taglio è una rottura, una frattura. Il taglio può essere ferita, subita da altri o dolorosamente inflitta a se stessi. Anche quando la ferita è rimarginata, il taglio resta nella memoria personale e collettiva come cicatrice, segno di ciò che accadde. Tagliare è però anche atto, spesso a lungo meditato e maturato nel tempo, che interrompe una routine, una situazione nota. Con un taglio qualcosa finisce e altro, ancora ignoto, può iniziare e generarsi passando attraverso quello spazio aperto, quello spiraglio che ha squarciato il conosciuto. Attraverso una fessura o una più ampia apertura possiamo vedere prospettive e orizzonti diversi, la crepa lascia entrare una luce prima mai vista, che illumina e permette di vedere meglio ciò che prima era oscurato, nascosto. Come in un’inquadratura fotografica o cinematografica, come in un testo narrativo, il taglio che diamo è una prospettiva specifica e personale di visione e rappresentazione della realtà. Il taglio (del nastro, usiamo dire infatti) è atto inaugurale, che avviene spesso dopo un’attesa lunga e un lavoro impegnativo; il momento del taglio va atteso, preparato, si presenta più come un processo che un momento istantaneo e occasionale. “Attesa” sono, infatti, intitolati i famosi tagli dei “Concetti spaziali” di Lucio Fontana. Il taglio richiede concentrazione meditativa – su di sé, sull’oggetto di attenzione, di lavorazione, di vita – che permette di dare forma a passione, sentimento, desiderio e visione.
I tagli incidono anche la vita sociale e politica: segnano confini, distacchi e conflitti tra gruppi, popoli e nazioni. Spesso sono drastici e impietosi, segnano le geografie dei territori e delle vite delle persone e delle popolazioni creando, ad esempio, stati artificiali; in altri casi aprono a passaggi prima impensabili, che permettono attraverso un canale di arrivare dal Mediterraneo al Mar Rosso, dall’Oceano Pacifico all’Atlantico. Passare e attraversare sono azioni che avvengono nei tagli e grazie ad essi. Quali sono i tagli che viviamo? Quali passaggi attraversiamo e come? Quali visioni e prospettive nuove intravediamo attraverso le aperture create dai tagli?
Questi e molti altri interrogativi saranno al centro della ricerca che impegnerà Ramé da Ottobre fino a fine 2024. Dopo l’attesa degli scorsi mesi, ora Ramé inizia e proverà a tracciare i propri tagli generativi. Molteplici forme artistiche e rielaborazioni esperienziali verranno proposte per esplorare la conoscenza che può derivare dai tanti tagli che connotano la contemporaneità.