Ramé

arte • parola • esperienza

Come nasce Ramé

Non è sempre facile dire come nascono in noi idee, desideri, progetti, azioni…In questo caso posso dire di avere coltivato alcune intuizioni che, in tempo di lock down da pandemia, mi comparivano con una certa insistenza. Ricordo il desiderio di offrire ad altri la possibilità di vedere i quadri di mio padre, che è stato pittore di una certa rinomanza. Giorgio Reggio, in più di cinquant’anni di carriera, aveva dipinto molto, esponendo in Italia e all’estero. Le sue opere ora sono presso collezionisti, musei o luoghi sacri ma un numero ingente di esse lo ho custodito in magazzino per anni. Per questo una delle prime azioni che feci, non appena il lock down si allentò, a inizio Maggio del 2020, fu di andare a Milano a catalogare i quadri che mio padre aveva dipinto dalla fine degli anni ’50 fino alla sua morte nel 2010 per allestire una mostra retrospettiva in sua memoria. Ma questa idea lasciò il passo presto a una visione diversa. Giorgio è stato pittore autodidatta e fiero di esserlo stato (forse frequentare l’Accademia di Brera, per lui nato sul naviglio a Porta Ticinese, era stato un desiderio mai confessato apertamente). Lo testimoniano molti disegni, studi e impronte di dita di colore che ha lasciato su monografie d’arte…modi per imparare, creare di un giovane che cercava con entusiasmo una propria strada espressiva. Il suo apprendistato autoformativo mi parve prezioso e generativo anche per il fatto di essermi occupato per molti anni di formazione di giovani alle professioni. Nacque così il desiderio di dar vita ad un luogo dove artisti in formazione possano mostrare le proprie produzioni a condizioni più praticabili rispetto a quelle del mercato. Uno spazio di prove di formazione a contatto con altri giovani ma anche con artisti già affermati e con il pubblico per sviluppare le proprie capacità attraverso relazioni e incontri.

Parallelamente, come molti di voi sanno, la mia personale attività come formatore si è indirizzata, negli ultimi quindici anni nella direzione delle pratiche di Apprendimento Esperienziale. Ormai la formazione che propongo – sia pure in modo più limitato in considerazione dell’età che avanza – è quasi esclusivamente di questo genere. Purtroppo, la diffusione significativa avvenuta in questi anni dell’approccio dell’Experiential Learning coincide, nel nostro Paese, anche con molte ambiguità e genericità del costrutto di esperienza in ambito formativo ed educativo. Da quasi novant’anni almeno, grazie a John Dewey, sappiamo che non tutto è esperienza e non tutte le esperienze sono formative: ma non è semplice ricordare ciò e agire pratiche coerenti. Lungi dal ritenere di possedere personalmente “il” metodo dell’apprendimento esperienziale, ho però utilizzato e formalizzato – in questi anni – grazie al confronto con colleghi e colleghe del mondo della formazione e di altre discipline, un approccio specifico, che ho esposto in alcune pubblicazioni e proposto spesso in formazione. Secondo la concezione di Apprendimento Esperienziale alla quale mi rifaccio, le basi attraverso cui è possibile generare apprendimenti dall’esperienza sono molteplici: il lavoro, la vita sociale, gli ambiti formali di istruzione, le tecnologie, la natura, il corpo…tra questi una funzione assai efficace è esercitata dalle arti e dagli ambienti artistici e storici. Entrando (non unicamente vedendo o ascoltando) in un’opera d’arte – un dipinto, una fotografia, un testo teatrale, un film, un fumetto, una scultura, una poesia o un romanzo, un disegno, un brano musicale o una canzone…- possiamo non solo gustare un piacere estetico ma fare esperienza, cioè, trasformare quell’opera, da altri realizzata, in un’esperienza di conoscenza di noi stessi e del mondo. Ciò va aiutato, in qualche modo insegnato, sia pure in modo non pedante e didascalico ma trasformativo.

Così l’eredità della sensibilità artistica che ho avuto la fortuna di ricevere da mio padre (pur non essendo io proprio capace di disegnare!) si è saldata con la sensibilità formativa personalmente maturata. In questa prospettiva, creare un luogo (Ramé) dove ciascuno, in particolare i giovani, possano conoscersi meglio entrando nell’Arte e uscendone un po’ trasformati, per trasformare così anche il mondo.

Tutto questo intreccio, spesso caotico, di desideri, suggestioni, immaginazioni e sogni, dubbi e intenzioni lo ho nel tempo condiviso con altri. In primo luogo con Daniela, che sa bene – personalmente e professionalmente – cosa sia fare esperienza e imparare da essa. Il nostro matrimonio – a fine 2023 – ha preceduto di poco la ristrutturazione di Ramé, anzi le due onde si sono entusiasticamente (e con inevitabile impegno) sovrapposte fino al varo della barca. Con altre amiche e amici di varia provenienza e competenza artistica e professionale, l’intuizione è diventata progressivamente disegno, poi opera realizzata. Con alcuni e alcune abbiamo deciso di costituire un’associazione culturale alla quale abbiamo dato il nome di APE – Apprendere Per Esperienza, che promuoverà le iniziative e i progetti a Ramé ma anche in altri luoghi e situazioni. Tanto tempo lo abbiamo dedicato insieme alla ricerca del nome da dare allo spazio che avevamo in mente…fino a imparare il balinese e a trovare la parola adatta!

Cosa è Ramé (in lingua balinese: caos gioioso e creativo)

Ramé è uno spazio fisico di dimensioni contenute, circa 50 mq, situato in centro a Trento, al numero 66 di via Madruzzo, la strada che dagli storici Tre Portoni conduce al palazzo delle Albere, un tempo residenza estiva del Principe vescovo, ora nel complesso museale del MUSE progettato da Renzo Piano.

Ramé si offre come spazio relazionale e di incontro, ambiente artistico e creativo, luogo di bellezza dove la sorpresa interrompe la routine quotidiana esponendo chi lo desidera al fare esperienza. L’Arte in diverse sue forme – pittura e scultura, fotografia e cinema, grafica e fumetto, musica e danza, letteratura e poesia, teatro… – è piacere estetico ma in Ramé è soprattutto occasione di conoscenza di sé e del mondo. Oltre la ritualità del gradimento o meno (“è bello, mi piace…non capisco, è brutto, non mi piace…”) dinanzi a un’opera d’arte affrontiamo molteplici domande che aprono possibili sentieri di conoscenza: cosa guardiamo e come? Cosa sentiamo e come? Da dove vengono le nostre reazioni, emozioni, riflessioni stimolate dall’opera? In che modo entriamo nell’opera o come cerchiamo di restarne fuori, sulla soglia? E perché? Cosa aggiunge l’opera alla nostra conoscenza? In che modo l’opera modifica il nostro mondo (di idee, emotivo, relazionale…) e il mondo nel quale essa vive e rivive?

L’arte è parola (da ascoltare e pronunciare) e, come tale, costituisce – come dice il pedagogista brasiliano Paulo Freire, tra i fondatori della moderna educazione degli adulti – la forma privilegiata che assume la nostra coscienza del mondo nel quale viviamo. Anzi, con il quale viviamo, come sottolinea sempre Freire, giacché la peculiarità umana è di poterlo trasformare. Così l’Arte ci forma e trasforma, generando in noi coscienza critica e trasforma anche il mondo. In questo senso, a Ramé si può fare esperienza: lasciandosi interrogare dalle provocazioni artistiche e trasformandole in esperienze di apprendimento.

Cosa può succedere a Ramé

Alle pareti si trovano quadri, opere grafiche o fotografiche. Un palco dotato di impianto scenico (luci e suoni) permette di realizzare performance teatrali, musicali, poetiche, conferenze e dialoghi. Il palco è composto da 4 elementi mobili, che possono essere disposti in vario modo in base alle esigenze artistiche: a passerella, ai quattro angoli della sala, in posizioni contrapposte…in modo da permettere, ad esempio, ad un poeta di dialogare con un saxofono, al quale risponde una voce cantante o il movimento di una danza…Ramé è contaminazione tra forme espressive e creative, non semplice accostamento o accompagnamento ma intreccio, ibridazione, polifonia che permette di insistere – con un movimento a spirale – su un tema affrontato da più prospettive convergenti. Attraverso movimenti continui di codifica e decodifica possiamo andare più a fondo nella nostra comprensione di un argomento o di una questione, di una domanda, di una idea o di una visione…della nostra conoscenza. Immagini fotografiche o cinematografiche vengono proiettate sulla parete alle spalle del palco, accompagnate da musica o parole. Al centro della sala un pilastro assai ingombrante è stato trasformato dalla creatività architettonica di Francesca in un elegante mobile che funge da libreria ma contiene anche dispositivi luci e audio per la scena; inoltre, un semplice ma ingegnoso sistema di fori e pioli consente di utilizzare due lati della colonna per esporre opere artistiche. Nella sala potranno essere ospitati anche arredi realizzati in laboratori di carattere esperienziale. Ad oggi sono presenti un tavolo e quattro sedie in legno realizzati da un pool di architetti (Suddenly…home!) con ragazzi/e della cooperativa sociale Progetto92 di Trento sulla base di modelli del famoso deisigner Enzo Mari.

Ramé vuole essere luogo di bellezza che cura e produce conoscenza, per questo ospita anche pratiche corporee e trasformative come lo yoga, la meditazione, il training autogeno.

A Ramé accadono:

  • Eventi artistici e culturali: esposizioni, letture poetiche, rappresentazioni teatrali, concerti, proiezioni, incontri e dialoghi…che affrontano, da varie prospettive, un tema generatore nell’arco di circa tre-quattro mesi
  • Laboratori esperienziali, condotti da formatori/trici esperti/e insieme ad artisti, per generare conoscenza a partire da produzioni artistiche. Sono rivolti ad adulti e anziani, giovani, bambini
  • Incontri inaspettati nella quotidianità. A partire dalle 17.30 ogni giorno (quasi), entrando a Ramé ci si può accomodare in poltrona o intorno a un tavolo, sfogliare libri d’arte, leggere romanzi o poesie ma, soprattutto incontrare altre persone. Ramé è spazio di relazioni, conoscenze tra artisti, giovani…dalle quali possono generarsi anche idee, desideri di collaborazione o contaminazione…nell’inatteso sorprendente di relazioni che richiedono tempo, pause e un luogo adatto.

Come è possibile fare Ramé da vicino e da lontano

Per chi risiede a Trento o in provincia, giovani ma non solo, i modi per vivere lo spazio di Ramé possono essere differenti da chi abita e opera altrove in Italia o all’estero. In ogni caso, numerose sono le possibilità di contribuire allo sviluppo della creatività e generatività di Ramé. Le tecnologie della comunicazione aiutano…ma anche i mezzi di trasporto! A titolo esemplificativo potreste:

  • Segnalare e creare contatti diretti con giovani artisti che esprimono già una buona qualità della propria produzione, che sono conosciuti e apprezzati nei luoghi di origine ma che, con più difficoltà possono farsi conoscere altrove. Una mostra, una lettura, la proiezione di un video, una rappresentazione teatrale, una performance, un concerto… a Trento possono costituire un’opportunità per mettersi alla prova, per conoscersi meglio e farsi conoscere. Con alcuni sarà anche possibile preparare e proporre laboratori esperienziali, come sviluppo della propria performance. Per tutti è assicurata l’ospitalità. Fino a due persone direttamente presso Ramé, dove è disponibile uno studio, un bagno con doccia, la colazione…per gruppi ci attrezzeremo. Sarebbe interessante, in prospettiva creare occasioni di reciprocità e scambio tra giovani artisti trentini e di altre regioni o Paesi. Progetti a livello nazionale o europeo potranno in questo aiutare.
  • Proporre giovani artisti, operatori/trici culturali, formatori/trici interessati a svolgere stages e tirocini formativi. Ramé è uno spazio disponibile per esperienze formative per giovani che operano in ambito artistico, culturale, educativo e formativo, sociale. Nell’ambito di corsi universitari di laurea o di alta formazione, è possibile effettuare presso Ramé percorsi formativi volti a mettere in campo e sviluppare ulteriormente capacità già acquisite.
  • Segnalare e creare contatti con artisti, giovani e non, già affermati e noti che danno disponibilità a partecipare a eventi artistici in collaborazione con giovani. Una forma di concreto dialogo intergenerazionale che permetta a tutti di imparare. Servono oggi mentori e maestri non gelosi ma disponibili ad insegnare e a non smettere di imparare da chi è più giovane. Pensiamo ad uno scrittore o una scrittrice affermati che anima un momento culturale con un giovane scrittore o scrittrice, oppure con un/a videomaker o un attore, un’attrice…sodalizi artistici intergenerazionali da creare.
  • Segnalare e creare collegamenti con realtà artistiche, formative, educative, culturali e sociali del vostro territorio o da voi conosciute anche altrove, che pensate possano essere interessate a forme di collaborazione con Ramé. Scuole, associazioni culturali e del terzo settore, gruppi giovanili…possono essere per Ramé partner significativi con i quali conoscersi ed esplorare possibili collaborazioni. Per questo non esitate a diffondere questa comunicazione a chi pensate possa essere interessato, favorendo semmai con una vostra mediazione il contatto.
  • Partecipare presso Ramé oppure ospitare presso le vostre realtà attività esperienziali su base artistica promosse dall’Ass.ne APE Apprendere Per Esperienza e condotte da formatori/trici in apprendimento esperienziale insieme ad artisti. Ancora meglio, pensare insieme cosa e come realizzare, anche in questo caso in una prospettiva di scambio reciproco.
  • Associarvi e far associare persone che ritenete interessate ad APE – Apprendere Per Esperienza. Troverete sul sito in corso di allestimento www.spaziorame.it le indicazioni necessarie; sarà un modo per rimanere in contatto e sentirsi parte di un’impresa collettiva
  • …infine venirci a trovare di persona (magari con giovani artisti) per rivedersi, con alcuni magari anche dopo molto tempo, o conoscersi, immaginando insieme il futuro di Ramé. Basta anche poco preavviso ma va bene anche improvvisare… vi accoglieremo con molto piacere!

Trento, 11 Agosto 2024
Piergiorgio Reggio