Guardami, uno sguardo sui generi
Il tema di Ramé da Gennaio a Maggio 2025
Se osserviamo la nostra vita e la vita nei mondi che abitiamo siamo colpiti dalla varietà. Molteplici sono, infatti, i modi di vivere, pensare, agire, sentire. Ci possiamo chiedere di che genere sia la nostra vita. Essa essenzialmente varia, si modifica, in rapporto ai contesti nei quali viviamo, alle età della vita, alle condizioni concrete della quotidianità. Il genere è un modo per categorizzare questa varietà. Esso ha a che fare con differenza e similarità; ha sostituito il sesso come termine atto ad indicare le differenze ma esso ricorre anche in letteratura e, in generale, nelle arti, in matematica e in biologia, in filosofia, in antropologia e in bioetica. Il genere accomuna elementi affini e ci fa confrontare con le dimensioni della uniformità ma anche della pluralità. Il γένος indicava per gli antichi Greci la stirpe, la discendenza e la nascita, la provenienza, esprimendo così la dimensione significativa dell’origine e, quindi, anche della generazione, di ciò che si genera. Al genere si appartiene e, in riferimento ad esso, sviluppiamo identità.
I generi sono categorie e dobbiamo, in particolare, al movimento delle donne la problematizzazione critica del ruolo determinante della dimensione culturale nella costruzione del genere. Esso si dibatte certamente tra natura e cultura ma il riconoscimento del fatto che gli elementi del genere – ruoli, funzioni, identità – siano esiti di processi culturali ci impone uno sguardo critico particolarmente attento. In questa prospettiva, si situano le dimensioni della scelta di appartenenza ad un genere su base culturale ma, altrettanto criticamente, vanno considerate gli aspetti del potere, degli spazi di vita, delle relazioni, della produzione di conoscenza, che sono culturalmente connotati, appunto, come dimensioni di genere. Per questa ragione, oltre l’elencazione delle varietà di genere, diventa centrale come guardiamo i generi stessi.
Occorre uno sguardo sui generi che sia attento, sensibile, critico e non superficiale, omologato o acriticamente allineato al consueto o al politicamente corretto…uno sguardo, per certi versi, sui generis. Quale sia questo sguardo non può essere dichiarato ideologicamente a priori ma costituisce l’esito di un processo continuo di ricerca, di messa in discussione delle nostre precomprensioni e dei nostri sguardi abitudinari. Non uno sforzo intellettuale ma un esercizio di visione dinamica, per uscire dalla realtà di un sé solitario e separato e, con l’atto del guardare, scoprire un sé con confini più estesi e riconducibili al vasto mondo della vita sulla terra. “Guardami” può costituire, in tal senso, un invito ad assumere una postura dello sguardo non invadente e giudicante ma esposta all’incontro autentico e non superficiale. Alla scoperta di ciò, ed è molto, che ancora non sappiamo sul modo con il quale guardiamo la nostra vita e tutti i generi che essa assume.
L’arte rappresenta, in tal senso, un campo privilegiato per questo esercizio di visione e di comprensione. Pittura, letteratura e poesia, cinema e fotografia, danza e movimento, teatro, grafica e fumetto costituiscono prospettive possibili e provocanti per generare sguardi differenti e critici sui generi.
Quali generi vediamo e da quali angolature? A quali cerchiamo di appartenere e in quali scopriamo elementi significativi delle nostre identità? Come i contesti e l’epoca nella quale viviamo influenzano le nostre visioni culturali sui generi? Quale genere di potere esercitiamo o subiamo? Quale conoscenza autentica e originale possiamo produrre, stimolati dalla creatività artistica, sui generi?